Frequently Asked Questions - All FAQs

Please select your question category

L’AIDS (Acquired Immune Deficiency Sindrome) è la sindrome da immunodeficienza acquisita ed è causata dal virus HIV. L’HIV è un retrovirus che attacca alcune cellule del sistema immunitario: i linfociti CD4. Un individuo che entra in contatto con il virus HIV può diventare sieropositivo. Si è sieropositivi quando sono presenti nel siero anticorpi specifici contro il virus HIV. Essere sieropositivi non significa essere malati di AIDS: si può restare sieropositivi per un lungo periodo, anche superiore a 10 anni, senza sviluppare la malattia che definisce una diagnosi di AIDS. L’HIV diventa AIDS nella maggior parte dei casi, ciò accade quando il livello dei linfociti CD4 è minore del 14%, però l’AIDS si può sviluppare più o meno velocemente in relazione ad alcuni fattori come lo stile di vita o il trattamento medico intrapreso.
Non esiste vaccino per l’HIV. Nel caso di esposizione al virus, è possibile sottoporsi ad un particolare trattamento farmacologico chiamato profilassi post-esposizione o PEP (Post-Exposure Prophylaxis), questo trattamento è in grado di ridurre notevolmente le probabilità di contagio, se applicato correttamente e nei tempi appropriati. Questo tipo di trattamento viene eseguito in genere dai reparti di infettivologia degli ospedali.
Il virus si trasmette per contatto oro-genitale, quindi anche se non tutti i contatti oro-genitali sono necessariamente veicolo di trasmissione del virus le consiglio di fare il test. Il test in sé non indica la presenza del virus, ma la presenza di anticorpi specifici sviluppati dal sistema immunitario dopo essere entrato in contatto con il virus. Esistono due tipi di test: il test ELISA e il Wester blot. Il primo permette di evidenziare la presenza di anticorpi specifici contro il virus, mentre il secondo è un test di conferma molto sensibile e si effettua nel momento in cui il test ELISA risulta positivo. Consideri il l’esistenza di un periodo finestra che va dal momento del contagio dell’infezione fino alla comparsa degli anticorpi contro il virus (in genere fino a 6 mesi). In questo periodo si può essere è infetti e contagianti, ma l’infezione non è rilevata dal test. Per effettuare il test può rivolgersi, gratuitamente, presso le Unità Operative Aids delle Asl e presso i Centri e Reparti di Malattie Infettive delle strutture Ospedaliere. Le modalità di accesso variano da struttura a struttura, di solito non è richiesta l'impegnativa del medico di famiglia e basta presentarsi direttamente presso le Unità Operative.
Nel caso in cui un ragazzo sia minorenne la legge prevede che il consenso sia a carico dei genitori o di chi ne esercita la patria potestà. La decisione, motivata, di non comunicare ai genitori di fare il test, é presa in considerazione se hai più di 14 anni e questa decisione sarà comunicata con le motivazioni al Tribunale dei minorenni. Nel tuo caso avendo compiuto i 16 anni in alcuni centri potrai effettuare il test senza problemi.
Il virus HIV si trasmette per via sessuale (penetrazione vaginale, penetrazione anale, rapporti oro-genitali) e per via parenterale (contatto sangue-sangue), ma anche per via verticale/materno-fetale (dalla madre al figlio durante la gravidanza, al momento del parto o durante l’allattamento). Il virus non si trasmette, invece, attraverso: baci, abbracci, carezze, sudore, lacrime, masturbazione reciproca, contatti casuali (non sessuali) in ambiente familiare e comunitario, l’uso comune di stoviglie, biancheria, letti o bagni, la puntura di insetti, l’uso di servizi igienici pubblici, rubinetti, telefoni o trasporti pubblici.
Le differenze sostanziali tra l’amniocentesi e l’esame dei villi coriali sono la sede del prelievo, e il tempo in cui vengono eseguiti i due esami. L’amniocentesi è un esame clinico che comporta il prelievo mediante un lungo ago di una siringa di una piccola quantità di liquido amniotico. Il prelievo dei villi coriali consiste nel prelevare, attraverso il collo uterino, un piccolo frammento di tessuto coriale, cioè di quel tessuto che diventerà la placenta.  Mentre l’amniocentesi può essere attuata solo attorno alla 16ª settimana, il prelievo dei villi coriali può essere effettuato già attorno alla 8ª-9ª settimana di gestazione. Le indicazioni per le due metodiche sono quasi le stesse: tutte le pazienti in gravidanza di età superiore ai 35 anni; gestanti che hanno già bambini affetti da anomalie cromosomiche;  presenza di anomalie cromosomiche in uno dei genitori;   presenza di Sindrome di Down o di altre anomalie cromosomiche in un parente stretto di uno dei genitori; indice di rischio elevato evidenziato dal bi-test o dal tri-test ; anomalie fetali riscontrate ecograficamente. L’innegabile vantaggio della villocentesi consiste nella precocità della diagnosi.  
Le complicanze più frequenti sono l’aborto (da 1 su 100 a 1 su 500) e la rottura del sacco amniotico. La possibilità di amniotite (infezione del liquido amniotico) è dovuta al trasporto di batteri attraverso l’ago che prima di arrivare in sede deve attraversare sedi non sterili come la cute ed è segnalata relativamente spesso in letteratura. La complicanza più temibile risulta comunque la rottura delle membrane, che può provocare al 30% un aborto ed è comunque causa di ulteriori complicanze.

Si usa questo termine per indicare una persistente difficoltà o l’impossibilità di raggiungere l’orgasmo dopo una normale fase di eccitazione durante un’attività sessuale considerata adeguata per intensità e durata.

Bisogna tener presente che molte donne riescono a sperimentare l’orgasmo durante il coito solo attraverso una stimolazione diretta del clitoride, ciò non sempre può essere considerato un problema di anorgasmia, ma una normale variante della risposta sessuale femminile.

Ogni sintomo sessuale acquisisce senso se inserito nella storia della persona e della coppia che lo vive. In genere le motivazioni alla base dell’anorgasmia femminile possono far riferimento alla difficoltà ad abbandonarsi, all’abitudine ad esercitare il controllo, alla tendenza ad auto-osservarsi durante il rapporto sessuale. La difficoltà a raggiungere l’orgasmo può anche essere secondaria ad una insufficiente stimolazione sessuale; oppure essere legata a conflitti più profondi con il partner o con il sesso maschile in genere.

Bisogna considerare che di orgasmi per la donna ne esistono tanti quante sono le persone che lo provano. Vi sono innumerevoli modi di provare piacere: la sensazione dell’orgasmo può essere una rapida vibrazione o una potente esplosione. Una donna può raggiungere l’orgasmo una sola volta o sperimentare orgasmi in successione immediata. Alcune donne sentono poche ma intense vibrazioni, altre piccole e numerose. L’orgasmo può variare anche da un giorno all’altro in relazione a come la donna percepisce il rapporto, al suo livello di eccitazione, di stanchezza o rilassamento. Fisiologicamente l’orgasmo si può ridurre ad un riflesso che parte dalla stimolazione del clitoride per via diretta o indiretta e si manifesta con le contrazioni dei muscoli che stanno attorno alla vagina e all’ano. Il clitoride può essere stimolato direttamente con le mani o con la bocca o con la lingua fino a portare la donna all’orgasmo. In alcune donne la stimolazione diretta del clitoride è, invece, fastidiosa perché molto sensibile. La stimolazione indiretta del clitoride si ha grazie ai movimenti del pene dentro e fuori dalla vagina. Infatti, durante il coito, le labbra della vagina sono tese e, poiché sono collegate al clitoride tramite i tessuti connettivi, il clitoride viene indirettamente stimolato producendo l’orgasmo.

La visita andrologica di controllo è una buona abitudine per la prevenzione e la diagnosi precoce dei più frequenti disturbi andrologici. Dovrebbe essere effettuata regolarmente da ogni uomo oltre i 40 anni per proteggere da problemi fisici in grado di ripercuotersi sulla fertilità e sulla qualità della vita sessuale. I disturbi andrologici sono anomalie dell’ anatomia o della funzionalità dell’apparato genito-urinario-riproduttivo maschile. Esistono diversi disturbi andrologici in relazione alla tipologia e alla sede del danno. Ci sono errori di sviluppo delle gonadi, patologie a livello testicolare, errori di sviluppo dei dotti, errori di differenziazione dei genitali, micropenie, ipogonadismi, affezioni ipotalamo-ipofisarie, esistono danni provocati dai farmaci, da operazioni chirurgiche, da infezioni trascurate, da radiazioni, da anomalie cromosomiche, da anomalie anatomiche, da particolari quadri clinici (come l’obesità, la cirrosi, l’Aids) o da tumori. Spesso disturbi andrologici più o meno gravi e non trattati hanno come conseguenza delle disfunzioni sessuali (infertilità, disfunzione erettile). Ed è proprio in sede di consultazione per una disfunzione sessuale che frequentemente si scopre un danno di tipo andrologico, per questo la prevenzione in andrologia può ridurre l’incidenza di una disfunzione sessuale nel maschio. Le patologie andrologiche con maggiore incidenza sono la fimosi, il frenulo breve, il varicocele, il criptorchidismo, la sterilità le orchiti e le epididimiti. Un discorso a parte meritano i quadri andrologici relativi alle Malattie Sessualmente Trasmesse. Tra le MST più frequenti nel maschio e in grado di provocare danni andrologici, ricordiamo la Clamydia, il virus dell’Herpes Genitale, le Papillomatosi Acuminate e l’AIDS. Nello specifico maschile la mancata prevenzione può essere causa di grave danno alla fertilità dell’uomo e di lesioni uro-genitali (stenosi uretrali, prostato-vescicoliti, orchi-epididimiti) oltre che di disfunzioni sessuali (disfunzione erettile, eiaculazione precoce).  

È il restingimento del prepuzio che ostacola e a volte impedisce il normale scorrimento della cute sul glande. Se ne riconoscono una forma congenita ed una acquisita. Frequentemente la fimosi si accompagna a brevità del frenulo. La forma acquisita di fimosi è dovuta soprattutto a infezioni trascurate o mal curate. Gli inconvenienti della fimosi si fanno particolarmente evidenti durante il rapporto sessuale che diventa difficoltoso e doloroso. In conseguenza dei rapporti possono verificarsi delle ragadi (lacerazioni) che guarendo determinano degli esiti cicatriziali che aggravano ulteriormente la fimosi. L’esame obiettivo, in condizione di riposo e possibilmente in erezione del glande e del prepuzio consente una facile e sicura diagnosi. La terapia è chirurgica e ambulatoriale e consente una risoluzione completa. 

Il frenulo è quel sottile lembo di pelle che lega il prepuzio alla base del glande se è breve provoca dolore e trazione in stato di erezione e può determinare dispareunia (dolore al rapporto sessuale) e piccole lacerazioni che possono infettarsi e acutizzare il problema. Come per la fimosi la terapia più efficace è chirurgica (frenulectomia) un semplice intervento ambulatoriale risolverà completamente questo disturbo permettendole una vita sessuale normale. 

Il varicocele non è altro che la presenza di vene varicose nello scroto. Si verifica in caso di una debolezza delle pareti dei vasi sanguigni venosi e di una loro dilatazione, in questo modo il sangue ristagna innalzando la temperatura. La conseguenza è un calore eccessivo nello scroto, questo calore provoca una minore produzione di spermatozoi, una diminuzione della loro motilità e un maggior numero di forme anormali. Di solito il varicocele è presente a sinistra e in due uomini su cento, soprattutto nei giovani (18-25 anni). Se si può escludere la presenza di altre patologie a carico del testicolo, si ricorre con successo alla legatura e/o sclerotizzazione selettiva delle vene varicose del testicolo per correggere l’anormale circolazione venosa. In 60 casi su 100, se l’operazione è effettuata tempestivamente, si possono ottenere importanti miglioramenti del numero e della motilità degli spermatozoi. 

Il termine per indicare il mancato riscontro palpatorio del testicolo nella cavità scrotale è il criptorchidismo. In questo disturbo la diagnosi va effettuata il prima possibile, distinguendo tra testicolo non completamente disceso e testicolo localizzato al di fuori della posizione normale. Il danno diagnosticato a 5-7 anni è irreversibile, si ritiene pertanto opportuno intervenire al più presto. Il trattamento chirurgico o ormonale, a seconda del tipo di anomalia riscontrata è sempre chirurgico se si tratta di testicolo ectopico e se vi è associazione con ernia e eccessiva mobilità del testicolo (possibile causa di torsione). Nei casi in cui in prima istanza è indicata la terapia ormonale essa va protratta solo per alcuni cicli; nei casi di insuccesso si ricorre alla orchipessia rispettando l’integrità della vascolarizzazione testicolare. 

L’infertilità è la condizione di incapacità di una coppia di concepire dopo un anno di rapporti sessuali non protetti (la frequenza dei rapporti sessuali deve essere maggiore di due volte al mese). Solo il 30% di queste sterilità possono essere corrette. In un terzo dei casi la causa è di origine maschile, mentre nel 20% è presente una patologia a carico di entrambi i partner. Quindi l’uomo ha una condizione patologica in circa il 50% dei casi. Cause andrologiche più frequenti di infertilità sono: fino ai 10 anni il criptorchidismo e la chirurgia erniaria; fino ai 20 anni la orchite post psrotitica, le torsioni testicolari, i traumi e l’uso di steroidi anabolizzanti; fino ai 30 anni sono più frequenti il varicocele e le flogosi uro-genitali; fino ai 50 anni l’uso di farmaci, l’alcool, il fumo e le patologie professionali, dopo i 50 anni infine le patologie prostatiche e le flogosi urinarie.  

La caratteristica principale di questo disturbo è l'insufficienza o l'assenza di fantasie sessuali e del desiderio d'attività sessuale. Il disturbo non deve dipendere da una condizione medica generale, dagli effetti diretti di una sostanza o essere attribuibile ad un altro disturbo clinico, eccetto un'altra disfunzione sessuale. La scarsità del desiderio può essere totale o riguardare situazioni particolari (ad es. i rapporti col partner ma non la masturbazione). La persona affetta da questo disturbo, difficilmente comincia l'attività sessuale, oppure vi prende parte, ma in modo riluttante, se è coinvolta dal partner. Gli incontri sessuali possono essere intrapresi per soddisfare bisogni di conforto fisico o intimità piuttosto che un reale bisogno sessuale. Si tende a non ricercare stimoli sessuali ed a tranquillizzarsi quando viene a mancare l'occasione di una attività sessuale. L'età in cui questa disfunzione può comparire nella sua forma più marcata, è la pubertà anche se, nella maggioranza delle volte, si verifica nell'adulto dopo un adeguato periodo di funzionamento sessuale, in seguito a fattori quali eventi di vita stressanti, disagi psicologici, difficoltà interpersonali, disturbi dell'immagine corporea, preoccupazioni riguardanti la salute, stati depressivi. Ci sono anche diverse patologie organiche in grado di incidere sul desiderio sessuale tra queste le patologie di origine infiammatoria, degenerativa, tumorale, autoimmune; le alterazioni o patologie ipotalamo-ipofisarie; cause endocrine maschili e femminili extra-gonadiche; patologie sistemiche; diabete mellito; disturbi neurologici, uso di farmaci vari (ad es. estrogeni, antistaminici, neurolettici, benzodiazepine, antidrepressivi, barbiturici, allucinogeni, ecc.). Nel caso di un disturbo del desiderio dovuto a fattori ormonali o prettamente medici, si predilige un intervento di natura medica finalizzato all’eliminazione o alla riduzione delle cause stesse, principalmente tramite l’uso di farmaci. Ad esso è possibile affiancare poi un lavoro di tipo psicoterapeutico. Nel caso di un’avversione sessuale si predilige una terapia di tipo psicologico individuale o di coppia finalizzata a rimuovere le cause più o meno profonde del della reazione fobica del soggetto.

Quando le stimolazioni sessuali provocano ansia, fastidio o disgusto parliamo di “avversione sessuale”. In caso di avversione sessuale la repulsione può essere focalizzata su un particolare aspetto dell’esperienza sessuale, come le secrezioni genitali, gli odori corporei, la penetrazione vaginale oppure può essere generalizzata a tutti gli stimoli sessuali inclusi baci e carezze. Può essere legata ad un partner specifico (anche se piacente) o estesa a tutti gli eventuali partner. Può anche comparire dopo una iniziale buone intesa sessuale tra i due(di solito può innescarsi dopo un importante cambiamento fisico, una grave malattia, dopo un tradimento, dopo una gravidanza, dopo una lunga lontananza o in corso di depressione). 

Possono essere molteplici i fattori in grado di determinare una mancanza di desiderio sessuale: patologie organiche, effetti di farmaci e droghe, squilibri ormonali o aspetti psicologici che, com’è ovvio, si influenzano e interagiscono fra loro. La mancanza di desiderio sessuale può derivare da un desiderio represso, inibito o inaccettabile; altre volte può essere stato frustrato a lungo per incidenti sessuali o rifiuti sentimentali.

I centri del cervello preposti alle funzioni sessuali sono localizzati prevalentemente a carico delle porzioni più antiche ( sistema limbico e e rinencefalo). Fondamentale nella trasmissione ed elaborazione degli stimoli sessuali è l’equilibrio tra i vari neurotrasmettitori che agiscono a livello cerebrale. Questo equilibrio tra neurotrasmettitori (serotonina, dopamina, ossitocina) interagisce con la produzione di specifici ormoni responsabili anche dei processi di attivazione o inibizione dei comportamenti sessuali. Tutto ciò che modifica l’equilibrio neuroormono-trasmettitoriale può provocare una riduzione del desiderio sessuale. Per questo motivo, nella valutazione di un paziente è sempre necessario includere un esame del profilo neuroendocrino, dei farmaci e di altre sostanze eventualmente assunte. 

Il disturbo dell’eccitazione femminile si manifesta principalmente con assenza di sensazioni erotiche e dei segni fisiologici di eccitamento in risposta ad uno stimolo erotico ritenuto adeguato dalla persona stessa. Si caratterizza per il fatto che la donna non riesce ad ottenere o a mantenere una lubrificazione e un inturgidimento vaginale adeguati per tutto il tempo dell'attività sessuale. Dal punto di vista fisiologico, può non avvenire la vasocongestione genitale a seguito della stimolazione sessuale, oppure essere presente una reazione parziale con una lubrificazione insufficiente. Non sono da considerarsi un disturbo dell’eccitazione femminile, saltuari problemi di eccitazione non persistenti o ricorrenti che siano dovuti ad una stimolazione sessuale inadeguata e non accompagnati da disagio o difficoltà interpersonali. Il disturbo non deve essere confuso con il disturbo del desiderio poiché nel disturbo dell'eccitazione il desiderio di avere rapporti sessuali è presente. 

Le cause psicologiche possono essere rintracciabili nella relazione di coppia e nell'atteggiamento femminile verso la sessualità in generale. Nella coppia possono esserci conflitti che producono nella donna ansia, rigidità e disagio. Tra le più frequenti cause fisiologiche sono da considerare: una carenza di ormoni estrogeni, gli effetti collaterali di determinati tipi di farmaci (ad es. antiipertensivi) o trattamenti medici, modificazioni ormonali o umorali relative a condizioni come l'eccessiva stanchezza, la menopausa, la gravidanza o l'invecchiamento.  

La disfunzione dell’erezione, in passato definita come “impotenza”, è una condizione nella quale, pur essendo vivo e presente il desiderio sessuale, non si verifica (o non viene mantenuta) l’erezione completa in caso di stimolazione adeguata. Viene differenziata dal disturbo del desiderio e dell’eiaculazione che, tuttavia, spesso vi si sovrappongono: a lungo andare, infatti, gli insuccessi infiacchiscono progressivamente il desiderio sessuale con il delinearsi di un circolo vizioso. 

L’ansia può essere evocata al momento del rapporto sessuale se mobilita difese contro lo stato di eccitamento.

All’origine dell’ansia può esservi:

  • timore per la prestazione;
  • paura per l’insuccesso;
  • incapacità di abbandonarsi alle sensazioni erotiche;
  • riluttanza o incapacità, da parte della coppia, a coinvolgersi in un comportamento sessuale eccitante e adeguatamente stimolante per entrambi i partner;
  • paura per l’intimità;
  • depressione;
  • intenso stress; 

Quando la difficoltà ad ottenere e mantenere l’erezione si instaura in maniera lentamente progressiva bisogna valutare la possibilità di una patologia a genesi prevalentemente organica.

Le cause organica di deficit erettile sono:

  • neuropatie (diabete, arterosclerosi, ecc.);
  • vasculopatie (arteriose, venose, artero-venose);
  • malattie endocrine (diabete, disfunzioni ipotalamo-ipofisarie, testicolari, tiroidee);
  • malattie dei tessuti penieni;
  • malattie generali debilitanti;
  • lesioni chirurgiche o traumi;
  • farmaci (antipertensivi, antiandrogeni, diuretici, psicofarmaci, alcool, tabacco); 

I problemi di erezione non coincidono soltanto con i casi di erezione impossibile. Assai frequenti sono i casi in cui la funzionalità organica non è in discussione (come nel suo caso), ma si avverte una frustrante incapacità di sostenere o mantenere l’erezione anche quando gli stimoli erotici sono adeguati. Allora può accadere che l’erezione sia completa all’inizio e si perda prima della penetrazione; può risultare così debole da non permettere l’introduzione del pene in vagina se non con l’aiuto delle mani; a volte può essere più duratura e scomparire prima che si raggiunga l’orgasmo; infine il pene può rimanere per tutto il rapporto in uno stato semirigido tale da non permettere affatto la penetrazione. Tutti questi casi sono disfunzioni dell’erezione sia se sono presenti fin dal primo rapporto sessuale sia se si manifestano dopo un normale periodo di funzionamento. Nel suo caso sarebbe importante valutare, da quanto tempo vive questa difficoltà e comprendere anche gli aspetti psicologici legati alla penetrazione (le informazioni, le idee, le paure). Le consiglio di intervenire perché la sua vita sessuale potrebbe migliorare sensibilmente.  

Il meccanismo dell’erezione è complesso e coinvolge il funzionamento del sistemi nervoso, ormonale e vascolare. I farmaci approvati per la cura della disfunzione sessuale riconosciuti dalla comunità scientifica appartengono alla classe degli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5.

Ad oggi, la Food and Drugs Administration ne ha approvati 4: i principi attivi sono il Sidenafil, il Tadalafil, il Vardenafil e l’Avanafil; i nomi commerciali dei rispettivi farmaci sono Viagra, Cialis, Levitra e Spedra.

Anche se entrambi riuscite ad ottenere l’orgasmo all’interno del rapporto sessuale può trattarsi di eiaculazione precoce, infatti questa si riscontra quando l’eiaculazione avviene prima che la persona lo desideri. Questo è dovuto a una mancanza di controllo volontario dell’eiaculazione e dell’orgasmo. La difficoltà di gestire la tensione erotica produce un’accelerazione nei tempi dell’orgasmo. Inoltre non si ha la percezione delle sensazioni che anticipano l’orgasmo e, pertanto, non lo si riesce a controllare.  

Le cause includono condizioni organiche generali, come ad esempio diabete, le malattie neurologiche degenerative che interessano il midollo spinale lombo-sacrale, oppure gli interventi chirurgici effettuati nella zona lombo-sacrale e alcuni interventi di chirurgia addominale; e condizioni organiche locali, quali infiammazioni o traumi dell’uretra e della prostata. Anche l’utilizzo di alcuni farmaci antiadrenergici possono provocare l’eiaculazione precoce. Le cause psicologiche invece sono riconducibili al singolo o alla coppia. Le prime di solito sono ascrivibili a sentimenti ambivalenti e inconsci nei confronti delle donne oppure all’ansia o all’incapacità di comunicare con la partner, alla tendenza ad osservarsi durante il rapporto sessuale. Infine, potrebbero essere presenti, sentimenti inconsci di ostilità e lotta di potere all’interno della coppia.  

Le percentuali di successo con questo tipo di disturbi oggi sono veramente notevoli. Il trattamento terapeutico mira a correggere l’eventuale patologia di base. Nel caso in cui fosse presente un’infiammazione uretrale o prostatica è consigliabile una terapia antinfiammatoria o antibiotica. Si possono usare anche farmaci che agiscono sul Sistema Nervoso. Qualora la natura del disturbo fosse di origine psicologica va affrontata attraverso le diverse tecniche psicoterapeutiche che permettono di far emergere i conflitti più profondi oppure diminuire l’ansia associata al rapporto sessuale. Inoltre, si sono rivelate estremamente efficaci alcune tecniche psicoterapeutiche che focalizzano l’attenzione del paziente sulle sensazioni immediatamente precedenti l’orgasmo 

La difficoltà di raggiungere l’orgasmo durante i rapporti sessuali, nonostante la costante sensazione che l’eiaculazione stia per arrivare da un momento all’altro è una disfunzione dell’orgasmo maschile chiamata “eiaculazione ritardata”. Nonostante questa incapacità ad eiaculare, il soggetto mantiene comunque una buona erezione e un desiderio sessuale adeguato. Questa difficoltà ad eiaculare, si colloca lungo un continuum che può andare da un’assoluta incapacità ad eiaculare fino ad una eiaculazione che può avvenire dopo una lunga e intensa stimolazione. 

Sono prevalentemente di natura psicologica anche se alcuni interventi chirurgici a carico del midollo spinale, alcuni farmaci ipertensivi, antidepressivi e le droghe in genere possono influenzare il riflesso dell’eiaculazione. Le cause psicologiche più profonde possono essere riconducibili alla paura del concepimento e delle responsabilità in genere. Frequentemente l’eiaculazione ritardata è il frutto di una lotta di potere all’interno della coppia. Le cause più superficiali, invece, possono essere rappresentate dalla paura dell’uomo di non essere all’altezza e di non riuscire a soddisfare la partner (ansia da prestazione) o potrebbero essere il risultato di tecniche sessuali inadatte, della scarsa stimolazione sia fisica che psicologica.  

Si è possibile, sono disturbi abbastanza rari che evidenziano il fatto che la percezione dell’orgasmo e l’emissione dello sperma coincidono ma non sono lo stesso fenomeno. È importante però fare una distinzione tra l’eiaculazione impossibile, l’eiaculazione retrograda o orgasmo “asciutto”(l’eiaculazione avviene ma non è emessa all’esterno e viene riversata in vescica) e l’orgasmo senza eiaculazione le ultime due sono disfunzioni di origine organica. Nelle forme secondarie le cause sono spesso organiche quali l’uso di sostanze o droghe, interventi chirurgici o malattie a carico del midollo spinale. Le forme primarie invece, sono riconducibili a cause psicologiche profonde come, ad esempio, la paura non riconosciuta della paternità, della propria aggressività o di quella femminile. L’eiaculazione senza orgasmo è un disturbo abbastanza raro che si contraddistingue per la mancanza di piacere che accompagna l’eiaculazione. Durante questa fase lo sperma fuoriesce dal pene ma viene emesso senza forza perché mancano le contrazioni muscolari. Il pene di questi soggetti, dopo l’eiaculazione, ritorna alle dimensioni normali in un tempo più lungo poiché il sangue defluisce più lentamente dai corpi cavernosi. Le cause sono in prevalenza di natura psicologica i pazienti con questa difficoltà tendono a controllare senza abbandonarsi mai all’altro. Inoltre tendono a reprimere e a rimuovere l’aggressività.  

L’interruzione volontaria di gravidanza (I.V.G.) è regolata dalla legge 194/78. La richiesta di I.V.G. deve essere fatta personalmente dalla donna che desidera interrompere la gravidanza.

Se la donna è minorenne è richiesto l’assenso di chi esercita la patria potestà o ha la sua tutela legale. Tuttavia, nel caso in cui la ragazza sia entro i primi tre mesi di gravidanza e sussistano seri motivi che impediscono la consultazione degli adulti (o nel caso in cui questi, consultati rifiutino il loro assenso o esprimano pareri difformi), l’interruzione può essere autorizzata dal giudice tutelare.

Infine il medico, in caso di grave pericolo per la salute della ragazza, può intervenire senza l’assenso di chi esercita la patria potestà e del giudice tutelare.

Per la legge italiana l'aborto è consentito entro i primi 90 giorni di gestazione (si conta dal primo giorno dopo l’ultima mestruazione), che corrisponde in termini ecografici a 12 settimane e 6 giorni. 

Al medico o ginecologo curante o a quello di un consultorio. Il medico è tenuto ad esaminare le altre possibili soluzioni all'aborto e a consentire alla donna un breve periodo di riflessione sul da farsi (7 giorni). A colloquio avvenuto dovrà certificare la richiesta fatta dalla donna. Con il certificato si può prendere l'appuntamento per l'interruzione di gravidanza in una struttura autorizzata all'intervento stesso, sia pubblica che convenzionata. La Asl di residenza ha il dovere di garantire il contatto con la struttura più vicina per effettuare l’interruzione.

La legge italiana consente l'interruzione della gravidanza oltre i 90 giorni solo in caso di grave rischio per la salute materna o in caso di gravi malformazioni del feto. In questo ultimo caso si può ottenere l'interruzione della gravidanza con un certificato psichiatrico che attesti il rischio per la salute mentale della madre.

Nella maggior parte degli ospedali è possibile eseguire l'aborto in day hospital. 

Si entra, si esegue l'intervento (aspirazione e raschiamento), in anestesia generale o locale e si esce dopo poche ore. Per i giorni successivi all’intervento sarà necessario assumere alcuni farmaci per ridurre il rischio di emorragie e infezioni.

Sono malattie che vengono trasmesse da una persona all’altra per contatto sessuale. Vengono anche chiamate infezioni genito-urinarie proprio perché colpiscono la zona genitale e le vie urinarie. Le malattie sessualmente trasmesse note sono più di 20. Le cause sono batteri, virus o piccoli parassiti. Oltre alla sifilide (o lue) e alla gonorrea, le più conosciute sono: le infezioni da Candida (candidosi) le infezioni da Trichomonas (tricomoniasi), le infezioni da Chlamydia, le infezioni da Herpes genitale, da Papilloma Virus (condilomi), le vaginosi batteriche, le uretriti, l’AIDS e l’epatite B.

 

Chiunque abbia contatti sessuali non protetti dal preservativo può contrarre una malattia trasmessa per via sessuale. Anche un solo rapporto con una persona portatrice di una di queste malattie è un sufficiente veicolo di contagio. Chiaramente quanto maggiore è il numero di partner sessuali tanto maggiore sarà la probabilità di incontrare qualcuno affetto da una di queste infezioni. Risultano pertanto a maggior rischio i giovani sessualmente attivi, che hanno rapporti con partner diversi, soprattutto se occasionali. Anche un rapporto stabile può però nascondere delle insidie perché alcuni di questi germi possono essere presenti nell’organismo da molti mesi senza causare sintomi: il soggetto non sapendo di essere malato, può trasmettere l’infezione al partner. A volte può accadere che il partner manifesti i sintomi della malattia prima del soggetto che si è infettato per primo.          

Spesso inizialmente possono non esservi sintomi o i disturbi possono essere lievi e indistinti. Altre volte i segni della malattia sono interni al nostro corpo e non possiamo vederli o sentirli, solo le analisi di laboratorio o una visita specialistica possono accertarne la presenza. È frequente che la visita medica specialistica di controllo sia l’unica occasione per accorgersi di un’infezione insospettata. Per questo è importante che chi intraprende delle attività sessuali si sottoponga a visite di controllo regolari, ciò vale sia per le donne (visita ginecologica/pap-test) che per gli uomini (visita andrologica). Segnali che devono condurre a consultare un medico sono: perdite vaginali anormali (più abbondanti, dense, di diverso colore, maleodoranti,) prurito, secrezioni uretrali, bruciore o dolore associati all’atto di urinare o durante i rapporti sessuali, vescicole, escrescenze, piccole ulcere o bolle nella zona genitale.

Per evitare le occasioni di contagio è importante tenere presente che:

  • Il contagio avviene attraverso il contatto del proprio sangue e delle proprie mucose (sessuali e non sessuali) con il sangue, lo sperma, i liquidi vaginali, le urine e le feci infetti di un altro individuo.
  • Quando si decide di avere rapporti sessuali con un nuovo partner è sempre fondamentale usare il preservativo, questo è l’unico modo per escludere il contatto con virus ed infezioni. Bisogna tener presente che molte infezioni possono non dare alcun sintomo per molto tempo e l’apparente stato di salute può essere ingannevole.
  • Il bacio sulla bocca non è rischioso se la bocca è normalmente sana. Baci profondi con soggetti che presentano lesioni sanguinanti del cavo orale possono essere a rischio di trasmissione della malattia.
  • Accarezzarsi, toccarsi e massaggiarsi non costituisce alcun rischio. Le carezze intime se particolarmente profonde possono essere pericolose, attraverso le dita o le unghie, infatti, si possono creare delle lesioni o abrasioni delle mucose genitali e anali e potrebbero diventare veicoli di liquidi, potenzialmente infettanti.
  • La penetrazione completa è ad alto rischio perché lo sperma e i liquidi vaginali sono ad alto contenuto di agenti infettanti. Quindi nei rapporti completi l’unico mezzo protettivo è il preservativo che deve essere correttamente indossato fin dall’inizio del rapporto. Se il rapporto avviene durante le mestruazioni le probabilità di contagio aumentano per entrambi i partner: per l’uomo perché il sangue mestruale può essere infetto, mentre per la donna perché le mucose genitali durante il ciclo mestruale sono più vulnerabili e facili alle abrasioni dovute allo sfregamento del pene in vagina.
  • Le donne che utilizzano sistemi contraccettivi diversi dal preservativo (pillola, spirale, cerotti, anello vaginale, diaframma) sono cautelate da gravidanze indesiderate, ma non dal contagio di malattie sessualmente trasmesse.
  • I rapporti anali, richiedono molta cautela, questo perché la mucosa anale è vulnerabile e poco difesa dalle aggressioni batteriche e virali. La penetrazione anale è inoltre rischiosa perchè può facilmente provocare abrasioni e piccole perdite di sangue. Per proteggersi è indicato l’uso di preservativi speciali, più resistenti e lubrificati.
  • Nei rapporti orali il contatto delle mucose della bocca con quelle della vagina ha un certo grado di pericolosità, perché il liquido vaginale infetto può trasmettere l’infezione tramite la mucosa orale non del tutto integra. È fondamentale che la donna e l’uomo (in caso di rapporti omosessuali) non ricevano mai lo sperma nella cavità orale. Anche in questi casi è indispensabile l’uso del preservativo.

È sempre importante informare il proprio partner di una eventuale malattia. È altrettanto importante non avere il timore di chiedergli se soffre o ha sofferto in passato di malattie sessualmente trasmesse. Sia dare che ricevere questa informazione può essere imbarazzante, ma la conoscenza è la migliore forma di prevenzione perché consente di proteggersi utilizzando il preservativo.

La tempestività con cui la malattia viene riconosciuta e affrontata è fondamentale per determinarne il trattamento. Per questo è importante rivolgersi al medico al primo sintomo, o anche in assenza di sintomi, quando si è avuto un rapporto sessuale a rischio e, in ogni caso, fare regolarmente visite di controllo specialistiche ginecologiche o andrologiche.

Si può anche contattare il Consultorio familiare di zona molto spesso un semplice colloquio e un rapido esame possono tranquillizzare. Se necessario, una terapia adatta potrà risolvere rapidamente il problema prima che questo diventi più grave e si possa essere veicolo di contagio per altre persone. I microrganismi responsabili di queste malattie sono diversi e diverse saranno di conseguenza le terapie: a volte basterà modificare alcune norme igieniche o adottare una terapia locale (creme, ovuli), altre volte il trattamento dovrà essere più energico e coinvolgere anche il partner. La guarigione non conferisce però l’immunità. Infatti aver avuto una o più di queste malattie non significa non poterle di nuovo contrarre.

Nella maggior parte dei casi si tratta di comuni infezioni. La candida e il Trichomonas, ad esempio, sono responsabili di infezioni dell’ultimo tratto delle vie genitali (uretriti, balaniti nell’uomo; vulviti, vaginiti nella donna), che il più delle volte guariscono con una semplice terapia locale (creme, ovuli). Altre invece, come ad esempio le infezioni da Chlamydia e la gonorrea, se non diagnosticate tempestivamente e curate in modo adeguato, possono interessare anche le parti alte dell’apparato genitale femminile (utero, ovaio, tube) e i testicoli e la prostata nell’uomo. Nella donna la malattia infiammatoria pelvica (PID) ne rappresenta l’evenienza più grave e l’infertilità è la conseguenza estrema che può derivare da un’infezione non trattata.

Virus come l’Herpes genitalis o il papillomavirus oltre ad avere una propria sintomatologia vengono chiamati in causa nell’insorgenza delle forme pre-tumorali e tumorali dell’utero.

Infine, il virus responsabile dell’AIDS e i virus di alcune forme di epatite virale, provocano malattie gravi per le quali non si dispone ancora di rimedi terapeutici efficaci e definitivi.

 

Le più conosciute malattie sessualmente trasmesse sono:

Candidosi e Trichomoniasi

Entrambe sono caratterizzate da perdite vaginali (a volte dolorose) che provocano prurito e irritazione: dense e biancastre nella candidosi; giallo-verdastre nella trichomoniasi. Possono essere curate con farmaci che, specie nel caso della trichomoniasi, devono anche essere presi per via orale.

Condilomatosi

È causata da un virus chiamato papillomavirus (HPV). Si presenta con la comparsa di piccole escrescenze (condilomi) sia su genitali esterni che interni. L’HPV ha un ruolo nell’insorgere di lesioni pre-tumorali e tumorali in particolare nel collo dell’utero. La diagnosi precoce è dunque molto importante i metodi di indagine sono il pap-test, la colposcopia per individuare la presenza delle lesioni, e il test del dna per la ricerca dei ceppi ad altro rischio di evoluzione tumorale. La terapia è farmacologica o chirurgica (vaporizzazione al laser o cauterizzazione delle lesioni).

L’ Herpes Genitale

È un’infezione virale caratterizzata da piccole vesciche dolorose sugli organi genitali o vicino ad essi. Si trasmette per contatto. Sono disponibili farmaci che ne riducono i sintomi e diminuiscono la frequenza e l’intensità delle recidive.

Vaginite Non Specifica

È causata da un batterio chiamato gardnerella vaginalis si manifesta con secrezioni vaginali più abbondanti, maleodoranti, associate a lieve prurito. La malattia, se non curata ha andamento cronico. La terapia è antibiotica e la cura del partner (come in tutte le malattie a trasmissione sessuale) è d’obbligo per evitare le recidive.

La Sifilide

È un’infezione batterica oggi curabile con l’aiuto degli antibiotici. Se non curata, si sviluppa a stadi di progressiva gravità. Fase primaria: il primo sintomo è una piccola ulcera o sifiloma, spesso indolore, che può comparire sul pene, sulla vulva o in altre parti. Dopo alcune settimane il sifiloma scompare, ma se l’infezione non viene curata si sviluppa la sifilide secondaria. Fase secondaria: il sintomo più comune è un’eruzione diffusa che può essere accompagnata da mal di testa, febbre e dolori muscolari. In questa fase è ancora possibile una cura risolutiva. Fase terziaria: interessa circa il 50% dei casi non trattati. Invade il cervello, il cuore, il sangue e se non curata può portare alla morte.

La Gonorrea

Anche la gonorrea è un’infezione batterica che può colpire l’apparato riproduttivo maschile o femminie, la gola e il petto. I sintomi più comuni sono la sensazione di bruciore alla minzione, la sensazione di prurito nell’area infetta, la fuoriuscita di pus dal pene.

Questa infezione se trattata in tempo con antibiotici può essere curata, altrimenti può causare danni irreversibili al sistema riproduttivo nella donna e nell’uomo, danni all’uretra, alla prostata e ai reni.

La Chlamydia

È un’altra infezione batterica con sintomi simili a quelli della gonorrea, ma meno marcati. Oggi può essere efficacemente curata con antibiotici.

La Scabbia

È causata da minuscoli acari che provocano un intenso prurito. Viene trattata applicando sulla pelle medicamenti antiparassitari.

AIDS

Questa malattia è causata dal virus HIV e si contrae per contatto diretto con sangue, sperma o secrezioni vaginali, si trasmette anche per trasfusione di sangue infetto, da madre a figlio per via placentare, durante il parto o in allattamento. L’infezione può rimanere silente per molti anni o può portare a manifestazioni cliniche generiche che, nello stadio più avanzato, conducono alla morte. Attualmente la prevenzione è l’unica possibilità di difesa contro l’AIDS.

Il cambiamento più importante nella fase di menopausa è un nuovo assetto ormonale che vede innanzitutto un calo degli estrogeni. A questo mutamento ormonale seguono dei cambiamenti fisici, molti dei quali possono interferire con la vita sessuale. Al calo degli estrogeni segue un progressivo assottigliamento della massa ossea, è infatti durante la menopausa che inizia solitamente il processo di osteoporosi con dolori osseo-articolari. Il cambiamento dell’assetto ormonale provoca spesso dei fenomeni di termoregolazione a volte repentini (le famose vampate di calore), altri sintomi possibili sono: la sudorazione improvvisa, una certa irritabilità e la tendenza alla depressione.

I cambiamenti fisiologici che investono più strettamente l’area sessuale sono relativi all’effetto degli estrogeni sugli organi sessuali: molto frequentemente la lubrificazione vaginale si riduce drasticamente rendendo i rapporti sessuali difficoltosi e dolorosi, le piccole e grandi labbra possono subire un assottigliamento e le pareti della vagina perdere tono ed elasticità. A volte si assiste ad un restringimento del canale vaginale che può rendere difficile la penetrazione o accentuare eventuali problemi di disfunzione erettile nel partner. Nel caso di secchezza vaginale e dolore durante i rapporti sessuali si dimostra efficace l’utilizzo di creme lubrificanti. Controversi sono invece i pareri medici riguardo alla terapia ormonale sostitutiva che sembra utile nel ridurre i sintomi fisici della menopausa e nel preservare il tessuto osseo, ma che sembra giocare un ruolo predisponente rispetto al rischio di contrarre tumori uterini. La scelta più opportuna sarà valutata insieme con il medico di base o lo specialista (endocrinologo/ginecologo) e sarà in relazione ad ogni singolo caso considerando il quadro clinico e le esigenze della donna in esame.

Molte donne attraversano la menopausa senza avvertire alcun disagio, vivendola semplicemente come una fase naturale. Non soffrono di particolari disturbi fisici o psicologici. Altre donne in rapporto al contesto socio-culturale in cui sono cresciute, all’educazione ricevuta e al tipo di esperienze vissute avvertono la fine del ciclo mestruale come episodio che conclude non solo la capacità procreatrice, ma anche la capacità di essere donna, soggetto e oggetto di seduzione e di desiderio sessuale. Per queste donne la menopausa corrisponde al declino, alla fine della propria sessualità e femminilità.

Il periodo climaterico può rappresentare un passaggio critico, ma non deve significare la sanzione di una fine, l’annunciata e declamata conclusione di un ciclo di femminilità che si esprime attraverso una avvilente e negata corporeità. Ogni periodo di crisi può divenire un periodo di rielaborazione e revisione del proprio modo di essere. Attraverso il passaggio climaterico la donna può incontrare l’occasione per ricercare e tentare di ricostruire una sua propria identità, per rilanciare una nuova evoluzione, lontana dagli antichi pregiudizi e dai ruoli vincolanti sociali e privati. Nella storia personale la menopausa può rappresentare il passaggio ed il luogo in cui ricostruire una nuova immagine di sé attraverso il recupero della propria dimensione corporea, attraverso l’assunzione piena della propria sfera affettiva e sessuale e la riscoperta della femminilità.

In particolare la sessualità in questi anni dipenderà molto dal modo in cui la donna avrà accettato l’immagine del suo corpo che cambia e anche da come riuscirà ad adattarsi a questi nuovi cambiamenti che non si riferiscono soltanto al corpo, ma anche ad altri aspetti della vita e soprattutto al rapporto di coppia. Diverse ricerche in merito hanno rilevato che in buona parte il desiderio sessuale dopo la menopausa è in rapporto diretto con le abitudini sessuali stabilite negli anni precedenti. La presenza continua di relazioni gratificanti è la chiave per mantenere l’interesse e la vitalità dell’espressione erotica negli anni. In questo clima di cambiamenti socio-culturali che sovvertono ruoli e rapporti tra uomini e donne, la coppia che attraversa il climaterio deve riscoprire una diversa identità e conquistare nuovi modelli di riferimento.

La pillola è un metodo contraccettivo composto da due sostanze simili agli ormoni prodotti dalla donna, l’estrogeno e il progesterone, e funziona bloccando l’ovulazione e mettendo a riposo le ovaie.

Normalmente, per quanto riguarda la prima assunzione, si comincia prendendo la prima pillola della scatola il primo giorno delle mestruazioni, seguendo senza interruzioni a prenderne una al giorno, alla stessa ora, per 21 giorni.

Con le pillole d’ultima generazione la sicurezza contraccettiva inizia sin dal primo giorno d’assunzione; finita la confezione si fanno seguire 7 giorni di intervallo e si comincia la nuova confezione. Nei giorni di sospensione compare una mestruazione del tutto simile a quella consueta, generalmente non dolorosa; anche in questi giorni dura l’effetto contraccettivo.

Se si dimentica di assumere la pillola, si deve cercare di assumerla il prima possibile, non superando le 12 ore di ritardo; se si supera questo limite si deve continuare a prendere la pillola, tenendo conto che la sicurezza contraccettiva è ridotta e che bisogna abbinare un altro metodo contraccettivo.

Nel caso in cui la pillola venga assunta contemporaneamente ad altri medicinali bisogna consultare il medico poiché alcuni farmaci possono ridurne l’efficacia contraccettiva. In caso di vomito o diarrea nelle ore immediatamente successive all’assunzione, nel dubbio che la pillola non è stata assorbita, bisogna utilizzare un altro metodo contraccettivo.

La pillola deve essere prescritta dal medico dopo una serie di analisi volte ad indagare la compatibilità del farmaco con le condizioni di salute della donna.

Con i preservativi in lattice è preferibile non utilizzare lubrificanti a base oleosa come oli, creme, vaselina o burro; questo perché alcuni di essi potrebbero modificare la resistenza del preservativo stesso. Esistono preservativi già lubrificati e, nel caso in cui sia necessaria una ulteriore lubrificazione, si possono usare con tranquillità i gel lubrificanti a base acquosa, ottimamente tollerati anche dalla pelle.

La spirale (o IUD) è un dispositivo in plastica di forma varia, lungo circa 4 cm, del peso di pochi grammi, su cui è avvolto un filo di rame.

Lo IUD deve essere applicato e rimosso da un medico, non occorre anestesia e gli ultimi giorni del flusso mestruale sono il periodo migliore per l’applicazione, sia perché il collo dell’utero è leggermente dilatato, sia perché la donna è certa di non essere incinta.

Tutte le spirali hanno un filo terminale che fuoriesce dal collo dell’utero, per 3 o 4 cm, in modo che la donna stessa possa controllare la presenza dello IUD, introducendo un dito in vagina e ricercando il filo sul collo dell’utero.

Il diaframma vaginale è un sistema contraccettivo rimovibile. È costituito da una coppa di gomma morbida col bordo più spesso nel quale si trova una molla a spirale o una molla piatta oppure due archetti flessibili di metallo.

La misura del diaframma è variabile e deve essere stabilita dal medico in relazione alla donna che lo utilizzerà. La funzione del diaframma è quella di stabilire una barriera meccanica tra vagina e utero. In genere si utilizza in combinazione a creme spermicide che si applicano sul bordo interno della coppa oppure possono essere introdotti in vagina prima dell’inserimento dl diaframma.

Il medico insegnerà alla donna come mettere e togliere il diaframma che, con lo spermicida, va introdotto in vagina prima del rapporto e non deve essere tolto prima che siano trascorse 6 ore dal rapporto sessuale.

Bisogna tener presente che la crema spermicida perde efficacia dopo5 ore; perciò, se si vuole avere un rapporto quando sono trascorse più di 5 ore dall’applicazione del diaframma, occorre aggiungere altra crema o gelatina spermicida, senza togliere il diaframma.

Dopo aver tolto il diaframma deve essere lavato con acqua fredda e sapone, accuratamente asciugato, e conservato nella sua confezione.

 

Il cerotto è un metodo contraccettivo ad azione ormonale. Ha la stessa modalità di funzionamento della pillola e la stessa efficacia. Agisce, cioè, rilasciando ormoni nell’arco dei 21 giorni del suo utilizzo. Come la pillola si inizia ad utilizzare il 1° giorno di ciclo mestruale fino al 21°. Poi si salta una settimana e si ricomincia. Ogni cerotto dura 7 giorni. Ce ne sono quindi 3 in ogni confezione. Si applica su un braccio o su una qualsiasi altra parte del corpo e non si rimuove (non perde la sua efficacia anche se bagnato o stropicciato).

Si acquista in farmacia dietro prescrizione medica e costa intorno ai 12 euro (più o meno come una confezione della pillola).

Nel caso di mancato contatto con la pelle chiaramente l’efficacia anticoncezionale non è più garantita ed è consigliabile abbinare un altro metodo contraccettivo come il preservativo.

L’anello è un metodo contraccettivo ad azione ormonale. È fatto di lattice, come i preservativi. Ha la stessa modalità di funzionamento della pillola e la stessa efficacia. Agisce, cioè, rilasciando ormoni nell’arco dei 21 giorni del suo utilizzo. Si inizia ad usare il 1° giorno di ciclo mestruale fino al 21°. Poi si salta una settimana e si ricomincia. L’anello va inserito in vagina e la manovra per il suo inserimento è molto semplice (simile all’inserimento di un ovulo vaginale). Rimane in vagina per 21 giorni e poi si rimuove per una settimana. Si inserisce in seguito un nuovo anello. È possibile controllare che sia presente inserendo un dito in vagina.

Le ricerche effettuate hanno dimostrato che durante i rapporti sessuali l’anello non viene espulso né generalmente avvertito dall’85% delle donne e dal 70% dei partner. Come la pillola e il cerotto si acquista in farmacia con la prescrizione medica.

Il vaginismo si manifesta con una contrazione involontaria della muscolatura pelvica e vaginale tale per cui non è possibile la penetrazione. Si usa anche, in questi casi, parlare di "matrimonio bianco o non consumato", spostando l'accento dalla disfunzione della donna a quella della coppia.

Spesso nella coppia c'è un' ottima intesa e il vaginismo non impedisce affatto tutti gli altri giochi sessuali che non comprendono la penetrazione.

Sono poche le cause organiche che provocano vaginismo, se si esclude un trauma vaginale o infiammazioni vaginali ricorrenti. Le cause psicologiche legate al vaginismo sono le più frequenti; queste possono essere collegate alle questioni di autonomia dalla figura materna, a sentimenti di ambivalenza nel rapporto con il partner o con gli uomini in genere, alla presenza di conflittualità non espressa nella coppia, o alla presenza di sentimenti controversi nei confronti della gravidanza. È frequente che donne con vaginismo siano cresciute in ambienti con marcata educazione religiosa che associa il sesso al peccato. Spesso nei matrimoni bianchi c’è, inoltre, una scarsa informazione riguardo alla fisiologia del rapporto sessuale e non di rado si associa al vaginismo una disfunzione dell’erezione da parte del partner.

La dispareunia è la presenza di dolore genitale associato al rapporto sessuale.

Il dolore può essere sia superficiale e localizzato alla vulva (piccole e grandi labbra, vagina, clitoride) che più profondo (all'interno del canale vaginale). La dispareunia rende fastidioso il rapporto sessuale a causa della persistente percezione di sensazioni spiacevoli. Le sensazioni possono essere di bruciore, pizzicore, gonfiore e tensione, estrema sensibilità, secchezza. Il dolore è, di solito, ricorrente e può essere presente anche prima o dopo il coito. La dispareunia è più frequente nelle donne, ma può essere presente anche negli uomini.

A differenza del vaginismo, la dispareunia trova tra le cause organiche i suoi più frequenti fattori di scatenamento. Tra le cause organiche della dispareunia possono esserci: infezioni e irritazioni vaginali interne o esterne (vaginiti, candidosi, cistiti), fimosi clitoridea, imene perforato o rigido, trauma da parto o esiti chirurgici da intervento genitale, patologia pelvica o perineale, emorroidi.

La dispareunia maschile può essere relativa a infezioni e irritazioni genitali (HPV, balaniti, uretriti) fimosi, frenulo breve, infezione o ingrossamento della prostata, patologie a carico delle vescicole seminali o dei testicoli.

La dispareunia e il vaginismo sono due disturbi da dolore sessuale, è importante distinguere l'una dall'altra ed escludere immediatamente le cause organiche che richiedono un trattamento medico da quelle psicologiche che richiedono l'intervento del sessuologo.

Le perversioni sessuali si distinguono in due raggruppamenti: un’anomala scelta dell’oggetto sessuale (pedofilia, zoofilia, coprofilia); un’anomala scelta della modalità di compimento dell’atto sessuale e dell’ottenimento del piacere (voyerismo, esibizionismo, sadismo, masochismo). Il desiderio di mettere in atto comportamenti variamente trasgressivi atti ad innalzare il livello di eccitamento all’interno della coppia è una dimensione piuttosto frequente e naturale. Ciò che più propriamente rientra nella perversione è, piuttosto, il grado di fissità del comportamento messo in atto. La perversione è tanto più severa quanto più rappresenta l’unico modo possibile per ottenere eccitamento e godimento. In alcuni individui, infatti, i comportamenti perversi sono gli unici ad essere messi in atto. Affinché si possa parlare di perversione è necessario che il comportamento sessuale causi un disagio clinicamente significativo e una compromissione di altre aree del funzionamento. La gravità di una perversione deriva non solo dal comportamento perverso attuato, ma anche dall’organizzazione di personalità.

JoomShaper

Questo sito fa uso di cookies di terze parti, facendo click su qualunque link della pagina si accetta il loro utilizzo.